lunedì 28 novembre 2011

LA POTENZA DEL PENSIERO

Premessa: 
Ho deciso di pubblicare l'articolo di uno scienziato giapponese contemporaneo. Le sue intuizioni, e successive scoperte, sono sensazionali e...direi molto gradevoli da approfondire. Spero stuzzicheranno la vostra curiosità.
"Vengono qui esaminate le strabilianti scoperte di uno scienziato giapponese che, fotografando i cristalli di acqua congelata, ha dimostrato che essa registra e ricorda le nostre parole ed i nostri sentimenti.
E siccome siamo composti di acqua al 70% si può comprendere come ciò che diciamo, pensiamo e facciamo, possa influire sulla nostra salute e sulla nostra vita.
Un po' di storia
L'acqua copre i due terzi del pianeta Terra e, allo stesso modo, costituisce anche i due terzi di un essere umano adulto, che passa dal 99% d'acqua posseduta come embrione al 50% di acqua come anziano. Sotto questa soglia, muore.
Ma l'acqua non è speciale solo per questo: essa è anche l'unico liquido presente sulla Terra che, quando ghiaccia, invece di contrarsi si espande. L'acqua, insomma, risponde a leggi particolari che ne fanno un elemento del tutto singolare sul quale molti studiosi hanno scritto, indagato e ipotizzato. Uno di essi è Masaru Emoto, uno scienziato e ricercatore giapponese, or mai noto in tutto il mondo per le splendide fotografie realizzate sui cristalli dell'acqua ghiacciata.
Nato nel 1943 in Giappone, Masaru Emoto ha cominciato a studiare l'acqua intorno al 1984, dopo aver incontrato in USA il biochimico Lee H. Lorenzen, inventore dell'analizzatore di risonanza magnetica dell'acqua a "microcluster water" (un'acqua energetizzata con effetti terapeutici).
Alla fine degli anni Ottanta, lo scienziato giapponese è riuscito a mettere a punto una tecnica per esaminare al microscopio e fotografare i cristalli che si formano durante il congelamento di diversi tipi d'acqua: l'acqua di rubinetto che scorre nelle tubature di tutto il mondo; l'acqua delle sorgenti; i laghi; le paludi; i ghiacciai; l'acqua sbarrata dalle dighe; l'acqua inquinata e via dicendo.
Masaru Emoto racconta così come ebbero inizio le ricerche che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Dapprima, prese a nolo un microscopio di grande precisione e congelò l'acqua in un frigorifero qualunque, ma quando si provò a fotografare l'acqua ghiacciata mettendola a temperatura ambiente, i cristalli si sciolsero subito. Emoto e i suoi collaboratori, allora, acquistarono un grande frigorifero per gli esperimenti che consentì loro di osservare i cristalli d'acqua a una temperatura costante di - 5° C.
L'esperimento viene condotto in questo modo: una goccia di ogni tipo di acqua da analizzare viene riposta in una coppa e poi congelata per circa tre ore a una temperatura di - 20° C. In ogni coppa si forma così un blocchetto di ghiaccio che la tensione superficiale rende perfettamente sferico. Poi, i singoli blocchetti vengono illuminati dall'alto e osservati al microscopio. A quel punto, è possibile vedere il cristallo. C'è acqua con cristalli simili tra loro, acqua che non ne ha affatto e acqua formata da cristalli danneggia ti.
Dopo aver messo a punto la sua tecnica di refrigerazione, cominciò ad esaminare e fotografare diversi tipi di acqua, come l'acqua dell'acquedotto di diverse città del mondo, e quella proveniente da sorgenti, laghi, paludi, ghiacciai.
Emoto, dunque, scoprì che le acque che scorrevano nelle tubature cittadine dove veniva rilasciato cloro per disinfettarle e le acque dei fiumi a valle dove venivano convogliate gli scarichi riuscivano a produrre solo cristalli danneggiati, mentre l'acqua che veniva trattata secondo principi naturali, l'acqua di sorgenti, laghi e ghiacciai ne aveva di bellissimi.
Lo scienziato nipponico, un giorno, volle mettere a confronto queste due realtà, fotografando prima l'acqua di fonte del lago Chuzenji e poi l'acqua utilizzata da un hotel che si trova sulle rive del lago stesso ma che, su indicazione dell'amministrazione cittadina, l'aveva disinfettata con il cloro.
Acqua dunque, apparentemente uguale, produceva nel primo caso un cristallo completo, mentre nel secondo caso uno sfaldato e decomposto. "Sarebbe importante - spiega Emoto nelle sue ricerche - confrontare i metodi di purificazione dell'acqua e imparare qualcosa dai risultati".
Non solo: seguendo anche l'acqua lungo corsi di fiumi poi sbarrati da dighe costruite dall'uomo, Emoto e la sua équipe hanno scoperto che i cristalli, prima bellissimi, si spezzano, si confondono e si perdono quando vengono bloccati in un lago artificiale da dove non hanno scampo.
Quindi gli venne l'idea di esporre l'acqua alle vibrazioni della musica, delle parole (pronunciate o anche soltanto scritte sulle bottiglie dei campioni d'acqua) e persino dei pensieri.
I risultati dei suoi esperimenti mostrano che i cristalli d'acqua, così trattata, cambiano struttura a seconda dei messaggi che ricevono. Si è perciò potuto constatare l'effetto sui cristalli dell'acqua quando viene esposta a parole scritte, a musica, preghiere, parole pronunciate, acqua di montagna, acqua inquinata, ecc.
L'acqua trattata con parole "positive" forma dei cristalli bellissimi, simili a quelli della neve; l'acqua trattata con parole "negative" invece, reagisce, creando forme amorfe e prive di armonia geometrica. Le immagini dei cristalli sono talmente impressionanti che Masaru Emoto ha deciso di renderle disponibili a tutte le persone interessate, attraverso la pubblicazione di numerosi libri e attraverso conferenze che tiene in tutto il mondo.
Un'idea che ha dell'incredibile
La svolta nei suoi studi giunse, però, quando un suo collaboratore ebbe un'idea che a prima vista ha dell'incredibile, ma che contribuì a far fare ulteriori scoperte nel settore: perché non suonare musica all'acqua e poi studiarne i cristalli formati? In fin dei conti l'efficacia della musicoterapica è risaputa: perché non verificare se la musica poteva in qualche modo in fluire anche sulla formazione dei cristalli.
Emoto e il suo staff, spinti da questa nuova sfida, decisero di riempire delle bottiglie d'acqua - questa volta distillata - e di porle tra due altoparlanti. I risultati furono fantastici: la Pastorale di Beethoven, la Sinfonia n. 40 di Mozart, Les adieux di Chopin, solo per citarne alcuni, hanno prodotto dei cristalli meravigliosi che variano a seconda della musica e sembrano rappresentarne anche le caratteristiche foniche. Al contrario, musiche moderne come quella degli Heavy Metal hanno prodotto cristalli spaccati in pezzi infiniti.
Ma le sorprese non erano ancora terminate: a un certo punto, lo scienziato giapponese ebbe l'idea di "far  leggere" le parole all'acqua. In quale modo?
Dopo aver riempito le solite bottiglie, incollò dei foglietti con la parte scritta rivolta verso l'acqua. La differenza tra i cristalli che si formavano nella bottiglia con la parola 'grazie' e quelli con la parola 'sciocco' è ben chiara: cristalli perfetti a sei angoli nel primo caso, cristalli scissi in mille pezzi nel secondo. E così pure con frasi di incitamento quali "Forza", "Sei bravo e ce la puoi fare" e parole come 'Amore' che andavano a formare cristalli completi.
Le frasi come "Stupido", "Non vali nulla", "Ti odio" o "Ti ucciderò" producevano, invece, solo una massa informe di molecole. In pratica, l'acqua trattata con parole "positive" produceva cristalli incantevoli, simili a quelli della neve mentre quella trattata con parole "cattive" reagiva in modo "negativo", creando forme schizzate.
Questo mutamento di struttura rappresenta un messaggio vero e proprio inviato all'uomo, che ha così la possibilità di esplorare orizzonti sconfinati che lo riconducono a un Tutto cui appartiene ed al quale deve rispetto.
Le ricerche di Masaru Emoto, come da sua stessa ammissione, portano a una riflessione di estrema importanza: se l'essere umano è formato per il 70% dall'acqua, significa che quanto egli pensa, dice modifica l'acqua del suo corpo, producendo in essa cristalli che corrispondono ai suoi sentimenti.
In Giappone, si crede che le parole abbiano un'anima e che solo pronunciandole si attivi il potere di trasformare il mondo. I cristalli dell'acqua dimostrano che ciò che si pensa e ciò che si dice, lascia una traccia, sia nel bene che nel male. Questa è una cosa che gli antichi conoscevano bene e che si riassume in poche parole, note in tutto il mondo: "Mens sana in corpore sano".

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